Startup senza falldown

Fare una app, anche se di successo, non significa fondare una startup. Una startup serve per trovare e sperimentare un modello di business sostenibile, quindi la prima cosa che i finanziatori chiedono è un business plan. Il modo migliore per prepararne uno è tirare un po’ di dadi (meglio quelli con tante facce del D&D per variare un po’ i numeri) e metterli su un foglio di calcolo, possibilmente accompagnato con una presentazione farcita di bullet point, grafici incomprensibili e descrizioni lunghissime mescolate a immagini di cattiva qualità.

E poi? poi ci si scontra con il mercato: il nostro prodotto (o servizio) non interessa a nessuno, anche se ci abbiamo già speso un sacco di tempo, fatica e soldi. Ma ce ne siamo accorti troppo tardi (waterfall, anyone?).

Per fortuna esistono strumenti alternativi: vedremo insieme come combinare customer development e il business model canvas per analizzare il business e verificare la bontà del modello scelto, per poi scoprire che lo sviluppo agile non è che l’implementazione del business model che ricerchiamo con il customer development.

Sessione presentata da Andrea Maietta.

Sostenitore dei metodi agili nonostante il suo peso a tre cifre, rincorre l’idea di fondare un FabLab, dopo un po’ gli viene il fiatone ma sembra farcela lo stesso. Alterna periodi in cui cerca di capire cosa serva veramente al cliente (e farglielo capire a sua volta) ad altri in cui sviluppa furiosamente applicazioni web. Tiene un blog sul quale vaneggia principalmente di sviluppo, processi e rugby (e di come ha convinto la moglie a usare Scrum per i lavori in casa).

E’ stato pazientemente sopportato da Paolo Aliverti con il quale ha presentato il talk Pattern per un gioco mobile di successo: il caso Angry Birds a WhyMCA 2011